CURIOSITA’ DEL GIORNO

25 MAGGIO 2022

Enrico Berlinguer nasce alle tre del mattino di un giovedì di 100 anni fa, il 25 maggio 1922: figlio dell’avvocato Mario Berlinguer e Mariuccia Loriga.
La prima parte della sua vita è segnata dalla malattia della madre che la porterà alla morte nel 1936. Già da piccolo si interessa di filosofia tanto che in un’intervista del 1980 confessa che prima di darsi alla politica, il suo desiderio era quello di diventare un filosofo.
Si iscriverà poi alla facoltà di giurisprudenza, che però non terminerà, e nell’agosto 1943 diventa membro del Partito Comunista.
All’inizio del periodo di governo transitorio, nel 1944, a cui il papà Mario partecipa come commissario all’epurazione, il giovane Enrico viene presentato a Palmiro Togliatti che gli affiderà un primo incarico all’interno del PCI. Si sposerà il 26 settembre 1957 in Campidoglio, con rito civile, con Letizia Laurenti da cui avrà quattro figli: Biancamaria, giornalista Rai, Maria Stella, Marco e Laura
La sua militanza politica all’interno del partito comunista proseguirà costante, tanto che nel 1960 entra definitivamente nella direzione dell’organizzazione, fino a raggiungerne il culmine,  il 13 marzo 1972, quando venne eletto Segretario del Partito Comunista.
Guiderà il PCI per oltre un decennio, affrontando fasi cruciali della storia d’Italia, a cominciare dal compromesso storico sancito con la DC di Aldo Moro, naufragato per l’assassinio dello stesso Moro per mano delle Brigate Rosse.

Fautore di un’evoluzione liberale e indipendente da Mosca del PCI, morì di ictus nel giugno del 1984, durante un comizio a Padova.

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CURIOSITA’ DEL GIORNO

18 MAGGIO 2022

Il 18 maggio del 1939 nasce a Palermo  Giovanni Falcone, uno dei primi magistrati che hanno avuto il coraggio di parlare apertamente di Cosa Nostra e di definirla ” organizzazione parallela allo Stato”.
Conseguita la laurea in Giurisprudenza con lode all’Università di Palermo, nel 1964 vinse il concorso in magistratura e poco tempo dopo venne chiamato dal giudice Rocco Chinnici (vittima di un attentato insieme alla scorta) a investigare sulla criminalità siciliana e sui contatti con quella americana.
Insieme con altri colleghi, su tutti l’amico fidato Paolo Borsellino, inaugura un nuovo approccio nelle indagini, attraverso un’efficace gestione dei pentiti, in particolare Tommaso Buscetta, che gli svelerà la struttura tentacolare della cupola siciliana, dando un contributo decisivo all’organizzazione del primo maxiprocesso alla mafia. Il procedimento si aprì il 10 febbraio del 1986, portando alla sbarra oltre 400 imputati, tra cui boss latitanti come Riina e Bernardo Provenzano.
Nel 1989 scampò ad un primo attentato nella sua villa all’Addaura e in quel periodo fu nominato Procuratore aggiunto di Palermo dal CSM e in seguito chiamato a dirigere la sezione Affari Penali del ministero di Grazia e Giustizia.

Accusato da molti di brama di potere, per la sua candidatura a coordinare il nuovo progetto di una Superprocura antimafia (ideato insieme con Martelli), ricevette l’incarico di “superprocuratore” il 22 maggio del 1992. Il giorno dopo perse la vita, con la moglie e tre agenti della scorta, nella tragica strage di Capaci, di cui furono accusati, come mandanti, Riina e Provenzano. “Medaglia d’oro al valor civile”, nel 2006 venne inserito dal settimanale Time tra gli eroi degli ultimi 60 anni.

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CURIOSITA’ DEL GIORNO

11 MAGGIO 2022

I Mille sbarcano a Marsala«O Mille! in questi tempi di vergognose miserie – giova ricordarvi – l’anima si sente sollevata pensando a voi». La nostalgia che trapela dalle parole dell’Eroe dei due mondi dà il segno di quanto l’impresa eroica dei Mille abbia influito sul destino dell’Italia, regalando alla storia di questo paese e di tutti i popoli oppressi una pagina memorabile.

Soffiava aria di cambiamento in Italia dopo la Seconda Guerra di Indipendenza. La Lombardia era appena stata sottratta agli austriaci dal governo sabaudo di Vittorio Emanuele II e Cavour e il carisma di Giuseppe Garibaldi soffiava sugli animi delle altre popolazioni oppresse.
Proprio Garibaldi, reduce dalla vittoriosa campagna nella Lombardia settentrionale, condotta al comando dei Cacciatori delle Alpi contro l’esercito austriaco nel 1859,  era sempre più consapevole che, con le sue doti di trascinatore, avrebbe raccolto attorno a sé altri volontari per estendere l’impresa rivoluzionaria anche al Sud. Obiettivo su cui aveva trovato il valido sostegno dei mazziniani siciliani Francesco Crispi e Rosolino Pilo, esuli in Piemonte.

L’atteggiamento del governo piemontese, in particolare del presidente del Consiglio dei Ministri Cavour, era però attendista, preoccupato da un lato che la ribellione potesse estendersi ai domini papali, dall’altro di dover rassicurare alle diplomazie europee neutralità nei confronti dei moti insurrezionali contro  il Regno delle due Sicilie, retto da Francesco II.
Bisognava dunque attendere.

Quello che serviva era un “casus belli” che convogliasse il risentimento della popolazione meridionale contro i borbonici. Senza il supporto della gente locale l’impresa si sarebbe rivelata un suicidio militare
A rompere gli indugi fu l’episodio della rivolta palermitana della Gancia (4 aprile 1860), stroncata sul nascere ma che aveva animato altri moti insurrezionali nell’isola. Fu il segnale che si aspettava.
Immediatamente Garibaldi mise in moto la macchina della propaganda per attirare volontari e raccogliere quante più armi possibili. Intanto il governo sabaudo, formalmente fermo e contrario ai moti insurrezionali, mostrò ben presto il suo appoggio concreto a Garibaldi: due navi piemontesi, il Lombardo e il Piemonte, la sera del 5 maggio 1860 vennero “confiscate” dai garibaldini, nel porto di Genova.
Ovviamente il governo di Cavour aveva fatto ben poco per difenderle e una volta impossessatisi delle imbarcazioni, 1.162 soldati vi salirono, tutti rigorosamente in camicia rossa come il loro generale.

All’alba del 6 maggio salparono dallo scoglio di Quarto alla volta della Sicilia.
Dopo aver fatto rifornimento d’armi a Talamone (frazione di Orbetello, nel grossetano), sbarcarono in modo indolore, anche grazie alla presenza della marina militare inglese, a Marsala l’11 maggio del 1860.
Il 15 maggio avvenne il primo scontro con l’esercito borbonico nella Battaglia di Calatafimi, alla quale seguirono la conquista di Palermo, la battaglia di Milazzo e la caduta di Messina. Era chiaro che la maggioranza della popolazione locale fosse dalla parte dei Mille e l’eco delle rivolte che si svolsero in Sicilia in quei giorni arrivò ben presto anche alla parte continentale del regno delle due Sicilie. Il 7 settembre Napoli venne liberata nella battaglia di Volturno e il primo ottobre Francesco II e la sua corte furono costretti a fuggire.

Il 26 ottobre 1860, nel celebre incontro a Teano, Garibaldi consegnò le terre conquistate nelle mani di Vittorio Emanuele II, che ora aveva riunito sotto la sua corona tutta la penisola, ad eccezione di Veneto e Trentino, ancora in mano agli Austriaci, e del Lazio, dominio del Papato.

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CURIOSITA’ DEL GIORNO

27 APRILE 2022

La casa del più antico parlamento della storia ha avuto due diverse vite. La prima finì con un incendio che la distrusse quasi completamente. La seconda iniziò a pochi anni di distanza da quell’evento funesto e la vide assumere quell’aspetto inconfondibile che insieme con il “grande Ben” è ancora oggi il simbolo di Londra.

Fin dall’anno Mille il palazzo di Westminister (nome ripreso dalla celebre abbazia, formato dall’unione delle parole west, “occidente”, e minster, “monastero”, quindi “monastero occidentale”) era utilizzato come residenza reale, poi nel 1295 iniziò ad ospitare il neonato parlamento inglese.

L’edificio era considerato una fortezza inespugnabile, che aveva superato indenne diversi tentativi di distruggerlo. L’episodio rimasto memorabile,  è quello della Congiura delle polveri, avvenuto nel 1605, in cui un gruppo di estremisti cattolici tentò di farlo saltare in aria, venendo però scoperti e fermati prima di concludere il piano.
Fu un incendio a far capitolare l’antica sede dl parlamento.
Il 16 ottobre 1834 dalle fiamme di una piccola stufa che veniva usata per bruciare la corrispondenza, divampò un incendio che distrusse quasi interamente l’edificio.
Si aprì un lungo dibattito all’interno di un’apposita Commissione Reale, incaricata di decidere come e dove ricostruire l’edificio. Dopo varie discussioni si decise di conservare l’antica collocazione e che la nuova struttura avrebbe dovuto inglobare le parti sopravvissute all’incendio.

Subito però sorgeva il problema del come costruire l’edificio. Stile classico per mettere in evidenza il prestigio dell’istituzione parlamentare, o stile “gotico”, per dare risalto all’identità cristiana e alla somiglianza con l’ Abbazia di Westminister.
Si optò per questa seconda strada e si fece un bando, vinto dall’architetto Charles Barry. Il palazzo sarebbe stato composto da quattro piani, articolato in 1.100 stanze, 100 scalinate e 5 km di corridoi. All’esterno risaltava la facciata neogotica, terminante con una serie di piccole guglie; poi tre torri, una di medie dimensioni in posizione centrale, e due più alte poste alle due estremità, rispettivamente a sud la Victoria Tower (chiamata così successivamente in onore della regina Vittoria) e a nord la Torre dell’orologio, poi ribattezzata Big Ben.

Fu la moglie di Barry, Sarah, a presiedere la cerimonia della posa della prima pietra, il 27 aprile 1840. Sette anni dopo venne completata la Camera dei Lord e nel 1852 la Camera dei Comuni. Nel 1870 il palazzo di Westminister troneggiava sulle sponde del Tamigi.
I bombardamenti tedeschi della Seconda guerra mondiale distrussero completamente la Camera dei Comuni, per cui si rese necessaria un’opera di restauro completata nel 1950.

Oggi è patrimonio dell’UNESCO e simbolo di Londra e dell’Inghilterra nel mondo.

 

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