CURIOSITA’ DEL GIORNO

13 APRILE 2022

«Houston, we have a problem». Questa frase celeberrima venne pronunciata il 13 Aprile 1970 dal comandate dell’apollo 13 James Lovell, per comunicare ai tecnici della NASA a terra che erano sorte delle difficoltà.
Facciamo però qualche passo indietro.

La missione dell’Apollo 13 era nata sulla scia dell’entusiasmo creatosi attorno al successo dell’Apollo 11 (20 luglio 1969) e della celebre camminata sulla Luna di Neil Armstrong, con cui in un solo colpo erano stati offuscati i primati sovietici dello Sputnik e di Gagarin, il governo degli Stati Uniti d’America diede forte impulso al “programma Apollo”. Dopo la missione n° 12 (con le prime videoriprese a colori del satellite terrestre), la NASA avviò l’organizzazione di altre due spedizioni.
Per l’Apollo 13 venne designato nel ruolo di comandante James Lovell, un astronauta di lungo corso, con tre voli spaziali all’attivo (Gemini 7, Gemini 12 ed Apollo 8). Accanto a lui Ken Mattingly, come pilota del modulo di comando dell’Apollo (ribattezzato Odyssey), e Fred Haise, in qualità di pilota del modulo lunare o LEM (rinominato Aquarius). A pochi giorni dal lancio Mattingly venne sollevato dall’incarico, per un sospetto contagio da rosolia, e sostituito con John Swigert.

L’ora X scattò alle 14.13 (ora di New York) di sabato 11 aprile, dalla base di lancio di Cape Canaveral, in Florida. Destinazione l’altopiano di Fra Mauro sulla Luna. Fatta eccezione per un problema a uno dei cinque motori nella fase iniziale, tutto sembrava procedere regolarmente. A 55 ore dalla partenza, con la Luna distante 14.000 km, la voce di Lovell che avvertiva di un problema scosse i tecnici della NASA.

Dapprima l’onda d’urto di un’esplosione e poi i comandi dell’Apollo letteralmente impazziti prospettarono un quadro poco confortante. Guardando dall’oblò, l’equipaggio si rese conto che stava seminando una sostanza gassosa nello spazio: era l’ossigeno del serbatoio 2, esploso per un cortocircuito (sul momento si pensò a un meteorite), che aveva finito col danneggiare anche il serbatoio 1. La riserva a disposizione era insufficiente per le operazioni di allunaggio, per cui dalla base arrivò l’ordine di «missione annullata».
L’obiettivo a questo punto diventava uno solo: riportare a casa gli astronauti.

Cominciò così una corsa contro il tempo dei tecnici della NASA, impegnati a cercare soluzioni ingegnose per permettere all’equipaggio dell’Apollo 13 di tornare a casa sano e salvo. Gli astronauti, dal canto loro, vennero chiamati a una dura prova di resistenza, dovuta all’assenza di viveri e acqua potabile e alle basse temperature.
La manovra manuale mai tentata in precedenza e una serie di calcoli fatti a mano, compiuti dal comandante Lovell si rivelarono passaggi decisivi che permisero ai tre uomini di fare ritorno sulla Terra, il 13 aprile 1970.
Gli ultimi istanti, per via del lungo silenzio radio, tennero col fiato sospeso milioni di telespettatori in tutto il mondo.  Poco dopo l’atterraggio in mare, arrivò la voce di Lovell che rassicurò sulle condizioni di salute dei tre. Mai fallimento fu più celebrato nella storia degli USA e non solo.

Fonte: Almanacco del giorno | Accadde oggi